Poeta pastore di Pescasseroli (AQ) nato nel 1847 e morto nel 1914 in seguito a una caduta da cavallo (Gentile 1904; Paladino, 2005). Fu ampiamente biografato da Benedetto Croce, interessato dall'opera di questo "poeta pastore" in quanto rivelatrice, nonostante la marcata impronta paesana, di una sorta di mediazione "fra la letteratura colta e i sentimenti e concetti popolari". Scrive il Croce: "da bambino, percorrendo i tratturi della transumanza delle greggi, che si snodavano dall'Abruzzo per giungere nel Tavoliere delle Puglie (tra i quali il Tratturo Pescasseroli-Candela), aveva imparato da solo a leggere e a scrivere. Durante quei duri tragitti era solito declamare le trame di importanti poemi cavallereschi, che, rivisitate, utilizzava per i suoi versi. In essi, si rispecchiavano prevalentemente vicende comunali, anche colorite, di ordine sia morale che sociale. La sua maggiore fatica letteraria è rappresentata dalla Leggenda marsicana, unica fra le sue opere pubblicate in cui è racchiuso il tentativo di un poema epico relativo alla storia dei Marsi". (Croce 1922; Croce 1942).