A Capricchia nel 1953, ricorda Emilio Fonzi, si organizzò una gara sperimentando il sistema dell’obbligo di rima, con risultati a suo dire poco soddisfacenti:
“Infatti, due giorni dopo Preta, la doviziosa Sommati volle subito inserire nel programma dei grandiosi festeggiamenti in onore del suo Patrono S. Egidio, una discreta gara poetica che ebbe buon successo. E la domenica appresso, il popolo unito di Capricchia gentile volle organizzare alla sua festa un’importante gara a cui fece degna cornice la rappresentazione di uno sposalizio all’antica, spettacolo quanto mai bello e suggestivo che ci fece rivivere per un’ora i tempi beati dei nostri nonni quando tutto era bontà, pace, allegrezza, poesia, amore. I buoni Capricchiari, tanto per cambiare, vollero sperimentare il sistema ‘a ripresa’, ma come si può vedere nei canti riportati appresso, la prova riuscì poco felice per quanto i poeti, tutti compaesani ed amici, stessero molto attenti a non lasciare delle rime chioccie. Bisogna dar retta a noi che in tal materia abbiamo una esperienza ventennale...” (Fonzi 1954: 32).
I “canti riportati appresso”, si trovano nelle ultime pagine del volume Le gare poetiche del cinquantatre, sono i seguenti:
I canti di Capricchia
da Emilio Fonzi, Le gare poetiche del cinquantatre, Preta, Associazione poeti estemporanei “La Truentina”, 1954, pp. 51-57
Panorama appenninico
Io mi trovo in cima alla montagna
in un bel giorno della primavera
ascolto una pernice che si lagna
e il venticello non è più bufera.
Poi volgo l’occhio verso la campagna
comincia ove finisce la scogliera;
guardo lontano, guardo laggiù in fondo,
quasi mi sembra dominare il mondo
(Celestino Ciaralli)
Cari miei monti, mio dolce Appennino,
compagno di miei sogni e di speranze,
cos’è l’oblio quando che avrò vicino
sempre la gioia delle rimembranze?
Io non t’ho conosciuto da bambino
ma se [sic] tante leggende e tante usanze,
che t’amo come amar lo detta amore,
t’ho riservato un posto nel mio cuore
(Mimmi Blasi)
Da questi monti pieni di squallore,
da questa maestosa immensa altura,
sorride felice ’sto mio cuore
mirando in basso tutta la pianura.
Io vedo il Tronto, il vecchio corridore,
domino tutta quanta la natura,
in mezzo alla bellissima cornice
sorge la perla eterna di Amatrice
(Virgilio Di Carmine)
Sole qui io mi sento felice
oh quadro bella [sic] di madre natura!
È tutto quello che si dice
solo Iddio di te ne prende cura.
Un pittore non lo può contraddire,
è un quadro che si fa senza pittura,
un quadro che natura sol sa fare
nessun pittore mi potrà imitare
(Luigi Plini)
Da cima ai monti rimiravo il mare,
dagli alti monti del nostro Appennino,
ed il Gran Sasso era come l’altare
vicino al Gerzano, se vicino.
Avanti al panorama venni a chinare
il mio ginocchio e il core alquanto fino
solitario cantai quelle bellezze
e la Natura mi fece carezze.
(Remo Clementi)
Chi scordare potrà questa bellezza,
quadro meraviglioso di natura,
io qui ci crebbi nella fanciullezza
presso il gigante che lo ciel misura.
Un alito di vento m’accarezza
nel sogno eterno della gran natura
alle mie spalle è ’sto massiccio arcano
alle mie spalle c’è monte Gorzano.
(Antonio D’Angelo)
Sibila il vento paurosamente
e si ringolfa giù nella vallata,
viene la neve giù velocemente
e in un momento l’ha tutta imbiancata.
Nessun rumore all’intorno si sente
se ne sta ogni persona riparata,
cade la neve e il mondo è bianco e bello
se ognun di noi sta intorno al focherello.
(Celestino Ciaralli)
Il viandante va col suo fardello,
per la strada lo piglia la bufera
e lotta con la morte il poverello
che non sa dove andare quella sera.
Vede spuntar lontano un lumicello
e di arrivare là lui tutto spera,
ecco la bufera la [sic] impigliato
ed il viandante muore assiderato.
(Luigi Plini)
Come un bel quadro io l’ho riguardato
dieci anni fa qui c’era tanta gente
e il paesello mio tutto ammantato
dalla neve veniva lentamente.
Un paesaggio che m’ha strabiliato,
per la tormenta non capivo niente;
cade la neve e c’è malinconia,
sto molto meglio laggiù a Roma mia.
(Mimmi Blasi)
È d’autunno e tanta nostalgia
porta la morte nel giovane cuore,
cade la neve sì candida e pia,
copre ’sto monte di vago pallore.
Veder coperta questa patria mia
sembra quasi un incanto del Signore,
veder coperto tutto l’Appennino,
mi sembra un quadro splendido e divino.
(Virgilio Di Carmine)
Tappezzata rimane la campagna
nella bianchezza dello suo colore,
pare che pianga tutta la montagna
per una forza del sommo Fattore.
Un venticello pare che accompagna
lo scatenato turbine e malore,
mi ride il cuore ove c’è poesia
se penso al lembo della Patria mia.
(Antonio D’Angelo)
Campane a festa
Stamane un gaio suono di campane
scende dal campanil del paesello,
colla sua voce sì argentina e arcana
sparge all’infinito un vago ritornello.
Chiama a raccolta ogni anima umana,
nel giorno sì radioso tanto bello,
quella sua squilla pien di tanto ardore
chiama a raccolta ogni peccatore.
(Virgilio di Carmine)
A ritornare a casa ognun s’appresta,
sente suonar a festa la campana,
ogni animo devoto si ridesta,
e colla preghiera l’anima risana.
E si palesa ognun per quella e questa
e vanno in chiesa al par di una fiumana,
con mani giunte la preghiera invia
Addolorata Santissima Maria.
(Luigi Plini)
Ma chi mi scaccia la malinconia
è lo rintocco della mia campana,
quando che a sera c’è l’Ave Maria
chiama a raccolta ogni anima umana.
Un pensiero rivolgo a te Maria,
che su nel Cielo sei sovrana arcana,
oh campanella che suoni a distesa
e tanta gente richiami alla Chiesa!
(Antonio D’Angelo)
Piccolo altar colla candela accesa
segno premonitor di tradizione,
se la campana tua suona a distesa
tu chiami tutti senza distinzione.
Quel suono sul mio cor fa tanta presa,
non ho parole a render paragone,
che si spande nell’aria quando è sera
come un mistico canto di preghiera.
(Mimmi Blasi)
L’alba scacciò la nottata nera,
delle campane suona il tintinnio,
invita tutti quanti alla preghiera,
alla preghiera ogni cristiano pio.
E suona ancora quando vien la sera,
par che ci si riconduca tutti a Dio,
e finché durerà quella canzone
mia tramonterà la religione.
(Celestino Ciaralli)
Matrimonio in paese
Un suon di zampogna già si sente,
esce la sposa di bianco ammantata,
il ciglio piange ma ride la mente,
perché giunta è alfin la gran giornata.
E fra tanto tepore della gente
la vedo innanzi a Dio inginocchiata,
il ciglio piange ma l’anima spera,
che scenda almeno l’ombra della sera.
(N.N.)
Vorrei questa mia rima più sincera,
per dimostrarti questo grande affetto
o paesan che sposi a primavera
portando la tua roba sul carretto.
Tu vai seren colla tua bella cera,
verso la sposa che chi ha il cuore stretto.
Oh matrimonio delle nostre genti
che vale mille e più ricevimenti.
(Mimmi Blasi)
Esce la sposa con gli occhi piangenti
è dal suo caro padre accompagnata,
batton le mani tutti li presenti
e vede lì tutta una confettata.
Verso la Chiesa vanno sorridenti
la ciaramella innanzi alla brigata
e dopo pranzo si fanno un balletto
e poi la sera ridono sul letto.
(Celestino Ciaralli)