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Aporie-Testata

Probabilmente fino agli anni Cinquanta, nell'alta Valle del Savio si praticava l'improvvisazione poetica in ottava rima. Lo testimonia un contrasto registrato il 4 novembre 1969 (in occasione della Festa dei Combattenti) a Selvapiana, di cui Vittorio Tonelli in un suo libro sintetizza i contenuti (Tonelli 1989: 130-140). La registrazione  ci è fortunatamente pervenuta in copia nel Fondo Bellosi del Centro per il dialetto romagnolo della Fondazione Casa di Oriani di Ravenna. Essa, secondo Tonelli, fu fatta da Folco Para; nella versione conservata nell'archivio di Giuseppe Bellosi è registrata su tre audiocassette da un'ora ciascuna, di cui l'ultima incisa solo per metà. Si tratta di un lungo contrasto che coinvolge tre poeti appartenenti alla famiglia Mosconi, Orlando, Gino e Alfredo, e Giuseppe Fiarni, detto Gelli, ex combattente della prima guerra mondiale, i quali affermano di non cantare più da tempo (uno di loro dichiara di non cantare da 12 anni). Sebbene tutti originari dell'alta Valle del Savio, Orlando e Gino all'epoca si erano da tempo trasferiti in pianura, il primo a Diegaro (Forlì-Cesena), il secondo a Forlì.

 

L'ascolto di alcune ottave di Orlando e Gino Mosconi consente di entrare nel clima della serata. In questo frammento della registrazione (che presenta, a dire il vero, numerosi versi irregolari) i due cantori fanno riferimento all'abitudine persa di cantare (anche tra chi è rimasto in montagna, dove “questo canto gode poca stima”), all'appartenza alla famiglia Mosconi, un tempo rinomata per i suoi bravi cantori, e al fatto di essere ritornati al paese di montagna dalla pianura (detta a Selvapiana “la Romagna” poiché, sul piano amministrativo, fino al 1923 l'alta Valle del Savio era sotto il governo toscano, insieme alle altre località della Romagna toscana).

 

 

Canto con quel che mi rimane o rimanenza
di quel che io una volta gli ho cantato
certo adesso di ieri ho coscienza
ma però molte volte già io oggi ho sbagliato
perché quando il mestier non si fa si perde la competenza
da dodici anni ch'io non ho cantato
e come ho detto mi son trovato questa sera
mo già in viso ho fatto brutta cera

 Dal pubblico: u nn'è véra [non è vero]

[...] figlia
leva a la gente un dubbio di memoria
sento qualcuno su di noi bisbiglia
che siam come una pianta senza foglia.
La nostra rima non è più vermiglia
è come un giovane quando s'ammoglia
dice dalla Romagna son venuti a cantare
ma giù c'è l'acqua a qualcuno fa male.

L'acqua al molino la mandan le pale
ben sai che in Romagna l'acqua non si beve
o caro Orlando se l'acqua fa male
a berla caro certo non si deve
il vino che abbiam laggiù è un punto vitale
a dirla schietta qui a dirla breve
dopo che Gino è andato in Romagna
solo con l'acqua lava le mane e si bagna

[...] perdonar di chi di noi si lagna
alor seguita pur cantar la rima
noi che torniamo su dalla Romagna
forse non siam più bravi come prima
ma chi è restati quassù a la montagna
di questo canto gode poca stima
si divertono un poco forse con noi
immagina poi cosa faran fra voi.

Noi Orlando siamo come due buoi
chi tira a destra e chi tira a manca
Orlando non pensar quel che tu voi
perché la rima nostra non si stanca
e poi quelli che fan la critica se vedranno poi
se veramente la rima s'affianca
se siam venuti dalla Romagna qui a cantare
gli facciam veder che ancora sappiam fare.

[...] quello là che è venuto a parlare
direi che questa è la razza dei Mosconi
han detto che eron lì solo a rischiare
che di cantare non siamo più buoni
[...] può provare
t'ha detto che quest'è il canto dei scorpioni
e se un pizzico prendi lì è il veleno
non ti giova né biada e neppur fieno.